Spiralis Mirabilis - Rivista dedicata alle arti marziali cinesi e alla cultura tradizionale cinese con focus su Tai Chi QiGong e DaoYin
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Spiralis Mirabilis Magazine

武術與中國文化 - Arti marziali e cultura tradizionale cinese

Epifania del Signore, festa della befana

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Pagina pubblicata in data 6 gennaio 2016
Aggiornata il 5 gennaio 2025

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"L'Epifania tutte le feste porta via" recita l'adagio. L’Epifania del Signore è una festa cristiana che celebra la manifestazione della divinità di Gesù Cristo all’umanità. La parola in greco significa "apparizione" ed è una parola da sempre collegata alla manifestazione di una divinità.

In Occidente si festeggia il 6 gennaio ed è legata alla visita dei "Magi", mentre in Oriente si festeggia il 19 gennaio, ed è legata al battesimo di Gesù.

Il Vangelo di Matteo racconta il viaggio fatto dai Magi, i quali, seguendo una stella giungono a Betlemme per adorare il bambino Gesù.

Nel Vangelo non si fa riferimento al numero dei Magi, né ai loro nomi (Melchiorre, Baldassarre e Gaspare). Mentre si citano i doni. L'oro, simbolo di regalità, l’incenso, riferimento alla divinità e la mirra, resina aromatica utilizzata nell’antico Egitto per le imbalsamazioni, presagio del sacrificio di Gesù sulla Croce.

Anche la cometa sarebbe il frutto della tradizione: nel Vangelo di Matteo si parla genericamente di una stella.

La festa pagana

Il 6 gennaio non si festeggia solo l'Epifania, ma si celebra anche la festa della "befana". Si tratta di una figura popolare tipicamente italiana, poco conosciuta nel resto del mondo, che affonda le sue radici nei riti propiziatori pagani legati al solstizio d’inverno e al raccolto dell'anno nuovo. Secondo la leggenda, la vecchietta, che durante l’anno abita nelle caverne, a cavallo di una scopa magica nella notte tra il 5 e il 6 gennaio scende per i camini o giù dalle cappe per portare dolciumi ai bambini buoni e carbone a quelli più monelli.

Alcuni ricercatori datano l'origine di questa festa al X secolo a.C. (si tratta di un'ipotesi dibattuta). Si concorda sul fatto che nel corso del VI secolo a.C. entrò stabilmente all'interno dei riti propiziatori pagani, rappresentando una sorta di personificazione della natura, o, più specificamente, dell'avvicendamento delle stagioni. In sostanza, la si celebrava nella speranza che l'inverno fosse seguito da raccolti abbondanti, da qui la sua iconografia: una vecchia con le vesti logore che è pronta, appunto, a cedere il passo a un nuovo ciclo naturale.

Questo tipo di celebrazione quando venne in contatto con l'antica cultura romana, fu quasi sicuramente integrata all'interno del pantheon politeista. In questo contesto, spesso la figura della vecchia è stata identificata con la figura della dea Diana (la dea lunare della caccia e della vegetazione).

Nelle dodici notti successive al solstizio d'inverno, in un periodo dedicato alle celebrazioni per la rinascita della natura, si credeva che misteriose figure femminili volassero sui campi per propiziare i futuri raccolti, guidate per l'appunto da Diana o da Sàtia (una divinità minore legata al concetto di sazietà). Il mito della "donna volante" sul manico di scopa sarebbe nato così.

La figura femminile della vecchia è anche la metafora di Madre Natura, che oramai secca, è pronta a essere bruciata, per poi rinascere dalle sue ceneri. Associata a questa versione si racconta che prima di morire l'anziana signora passava a distribuire le sementi da piantare durante l’anno successivo.

In molte regioni italiane, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori durante i quali si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno rumore o si accendono imponenti fuochi. In alcune aree, si costruiscono addirittura dei fantocci di paglia a forma di vecchia che vengono bruciati durante la notte tra il 5 e il 6 gennaio, affinché come una fenice, possa risorgere dalle sue ceneri giovane e forte.

Con l'avvento del cristianesimo la celebrazione di questa figura andò incontro a una sorte comune a molte pratiche pagane: fu osteggiata e in alcuni casi bollata come frutto di influenze sataniche, cosa che probabilmente condusse all'idea che la "vecchia" fosse una strega.

Un vescovo, Epifanio di Salamina (310-403 d.C. circa), si batté per impedire la condanna di questo tipo di riti, ed era favorevole, invece, per assimilarli, previa ripulitura di alcuni elementi pagani e favolistici, nella religione cristiana.

Quando la posizione di Epifanio fu accolta, la festa che celebrava la vecchia signora fu associata a quella dell'Epifania. Secondo una versione religiosa del suo mito, era una vecchia donna alla quale i Magi chiesero indicazioni per raggiungere Gesù.

Si racconta, infatti, che Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, in viaggio verso Betlemme, incontrarono una vecchia e le chiesero indicazioni sulla strada da percorrere.

Avuta la risposta, le chiesero di unirsi a loro, ma lei declinò l'invito. Subito dopo, pentita di non essere andata con loro, preparò un cesto di dolci da portare in dono e si mise a cercarli senza riuscirci.

Bussò a ogni porta lungo il proprio cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava nella speranza che fra loro ci fosse il piccolo Gesù. Da allora, per farsi perdonare, gira per il mondo portando dolciumi a tutti i bambini.

Il suo aspetto

Il suo aspetto, col viso grinzoso e pochi denti, un naso prominente e schiena ricurva, si deve alla raffigurazione simbolica dell’anno vecchio, che ci si appresta a morire. Per ripararsi dal freddo, la vecchia indossa gonne lunghe e rattoppate e un grembiule. Usa, infine, calzettoni pesanti e scarpe comode, ma non stivali. Sulle spalle, a volte ingobbite, ha sempre uno scialle di lana pesante e tutto colorato.

Niente cappello da strega come spesso erroneamente si rappresenta la befana, ma solo uno scialle annodato di stoffa pesante (la cosiddetta pezzóla) o uno sciarpone di lana.

Non è chiaro quando l'iconografia abbia inserito la scopa, ma è probabile che si tratti di un'aggiunta avvenuta nel Basso Medioevo, in riferimento all'idea della pulizia e in senso più ampio della purificazione in vista della nuova stagione

La befana fascista

Nel 1928, il regime fascista introdusse la festività della befana fascista, (poi nota anche come befana del duce o Natale del duce): l’occasione per distribuire regali ai bambini delle classi più povere.

Lo scopo era ovviamente quello di dare visibilità ai fasci femminili e all’opera nazionale del dopolavoro, tanto che l’ideatore Augusto Turati ordinò alle Federazioni provinciali del Partito Nazionale Fascista (PNF) di sollecitare in occasione della festa donazioni ai commercianti, agli industriali e agli agricoltori, la cui gestione era affidata alle organizzazioni femminili e giovanili fasciste.

Un'occasione di riflessione

La giornata del 6 gennaio, con i suoi riti e le sue consuetudini, è un'occasione per fermarsi a riflettere sull'importanza del ciclo naturale delle stagioni.
Un ciclo che spesso ignoriamo. Grazie ai progressi della scienza e della tecnica ci siamo illusi di possedere il controllo sulla natura e di essere "immuni" alle sue leggi.
Tornare a essere in comunione con essa, vivere la nostra vita in armonia con il ciclo delle stagioni e con il ciclo naturale della vita, ci offre l'opportunità di riscoprire una dimensione che i nostri antenati conoscevano bene e che abbiamo dimenticato, ma che una festa come quella di oggi ci sprona a ricordare.

Non ci resta, quindi, che ripetere:

"La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte col cappello alla romana viva viva la befana!"

Pratica la tua conoscenza.
實踐真知
shíjiàn zhēnzhī

Francesco Russo

NOTE SULLA TRASCRIZIONE FONETICA
Le parole in lingua cinese quando appaiono per la prima volta sono riportate in cinese tradizionale con la traslitterazione fonetica. A partire dalla seconda volta, la parola è riportata con il solo pinyin senza indicazioni degli accenti per favorire una maggiore fluidità della lettura dei testi.

BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".

Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).

Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).

Oggi studia, pratica e insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.

Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.

Nel 2021 decide di dare vita alla rivista Spiralis Mirabilis, una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.

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一口氣。一種武術。一個世界。
Yī kǒuqì. Yīzhǒng wǔshù. Yīgè shìjiè.

—— 龍小五

Un solo respiro. Una sola arte marziale. Un solo mondo.
—— 龍小五

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