Pagina pubblicata in data
16 dicembre 2023
Aggiornata il 16 dicembre 2025
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16 dicembre 1928. Chicago. Nasce Philip K. Dick, un uomo la cui intera esistenza terrena fu segnata da molteplici fragilità interiori. Queste fragilità rappresentarono per lui la chiave per elaborare una serie di domande e riflessioni sull'esistenza umana.
La ricerca delle risposte a queste domande, tuttora di grande attualità, costituì le fondamenta per la creazione di un'opera che contiene un pensiero di straordinaria rilevanza e stimola a riflettere sulla realtà e sulla condizione umana.
Queste fragilità lo accompagnarono fin dal primo momento della sua vita. Nato da un parto gemellare prematuro, la sorella gemella Jane morì dopo poche settimane. Quel trauma colpì la famiglia in modo così profondo da segnare per sempre l'esistenza di Dick.
Durante i trent'anni della sua attività, Dick esplorò temi complessi come la natura della realtà, l'identità umana e il rapporto tra potere e tecnologia.
La sua opera è diventata un pilastro della cultura pop, un prisma attraverso cui analizzare le ansie e le complessità del mondo contemporaneo. La sua importanza non risiede in "profezie" tecnologiche, ma nella sua straordinaria capacità di porre domande fondamentali sulla natura della realtà, sull'identità e sull'umanità in un'epoca di simulazioni, intelligenza artificiale e capitalismo sfrenato.
Ho scoperto la sua opera per puro caso all'età di sedici anni. Ricordo ancora il giorno in cui mi trovavo presso la libreria Feltrinelli del "Centro le barche" di Mestre.
Presi in mano un'edizione economica de "La svastica sul Sole" edita da Fanucci Editore. All'epoca il titolo del romanzo di lingua italiana non era la traduzione letterale del Titolo originale in lingua inglese. Oggi, infatti, è pubblicato sempre da Fanucci con il titolo "L'uomo nell'alto castello".
Grazie alla lettura di questo libro sono stato stimolato a leggere la copia che avevo in casa da qualche anno del "Libro dei mutamenti" (易經 yì jīng). L’edizione curata da Richard Wilhelm e commentata da Carl Gustav Jung (la medesima che utilizzò Dick per la stesura del suo libro).
La lettura dell’Yijing Fu la finestra che mi permise di scoprire il mondo della cultura tradizionale cinese e in particolar modo il daoismo.
Senza rendermene conto è stato in quel periodo della mia vita che sono stati piantati i semi della tamerice che sarebbe poi sbocciata molti anni dopo sono (il riferimento è al libro "Una tamerice in attesa della sua primavera").
Uno dei contributi più importanti dell’opera di Dick è l'esplorazione della realtà come costruzione soggettiva e fluida.
Anche se non c'è una connessione diretta tra il pensiero di Dick e il daoismo, mi sono spesso soffermato a riflettere sui punti in comune tra la visione della realtà descritta nel 道德經 dàodé jīng e la realtà descritta nell’opera di Dick.
Il tema centrale dell'opera di Dick è la fragilità della realtà percepita. I suoi personaggi si muovono costantemente in un labirinto di dubbi, incapaci di distinguere tra ciò che è autentico e ciò che è un'illusione, un'allucinazione o una simulazione. Questa "poetica dello smarrimento" anticipa in modo impressionante l'esperienza della vita nell'era digitale.
Nell'odierno mondo iperconnesso, dove le fake news, i deepfake e le realtà virtuali sono all'ordine del giorno, il dubbio dickiano è diventato un'esperienza quotidiana. La facilità con cui le informazioni possono essere manipolate e con cui le interazioni umane sono mediate da schermi e algoritmi rende le speculazioni di Dick sull'inganno e sul vero/falso incredibilmente attuali.
Dick indagò la distinzione tra ciò che appare reale e ciò che è simulato, mettendo in discussione la percezione soggettiva. Un principio che si può ritrovare all'interno della visione del Daodejing.
In più di un'opera, come proprio nella La svastica sul sole del 1962, si soffermò sul tema del controllo esercitato da governi e multinazionali attraverso regimi autoritari o dispotici, anche grazie alla tecnologia.
Nei suoi romanzi prefigurò mondi in cui governi o corporazioni manipolano la coscienza umana e gestiscono il comportamento sociale. In queste realtà l'identità individuale può confondersi o smarrirsi in contesti di controllo sociale e tecnologico. Con l'avanzamento della sorveglianza, dei dati biometrici e delle biotecnologie, il pensiero di Dick stimola a riflettere sui limiti della privacy, sulla difesa della libertà personale e sull’uso della tecnologia.
L’opera di Dick è divenuta nota grazie a uno dei capolavori di Ridley Scott: Blade Runner. Il film, la cui trama fu scritta da Dick stesso con il regista, è tratto dal suo racconto del 1968: Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
La California degli anni Sessanta, in cui Dick viveva, vide l'esplosione della controcultura hippie, dove le filosofie orientali divennero popolari grazie a figure come Alan Watts e alla beat generation.
Dick, immerso in quell'ambiente, acquistò nel 1961 il suo primo esemplare dell'Yijing, tradotto da Richard Wilhelm con il commento di Carl Gustav Jung. Lo consultò sistematicamente per orientare le scelte narrative e personali, lanciando monete per generare gli esagrammi che utilizzava per sviluppare le trame.
Philip K. Dick non ha semplicemente scritto di futuri possibili; ha scritto del presente, guardando in faccia la realtà (o la sua assenza) con una lucidità disarmante. La sua opera continua a risuonare perché, mentre il mondo diventa sempre più complesso e mediato dalla tecnologia, le sue domande fondamentali sull'autenticità e sull'identità restano senza risposta, rendendolo l'eterno contemporaneo della nostra era.
Per Dick, la cultura cinese tradizionale rappresentava un antidoto mistico al materialismo e al razionalismo occidentale degli anni in cui visse… forse anche oggi la cultura tradizionale cinese può offrirci spunti di riflessione per affrontare la complessità della realtà (illusoria o meno) che viviamo ogni giorno.
Metti in pratica la vera conoscenza
實踐真知
shíjiàn zhēnzhī
Francesco Russo
NOTE SULLA TRASCRIZIONE FONETICA
Le parole in lingua cinese quando appaiono per la prima volta sono riportate in cinese tradizionale con la traslitterazione fonetica. A partire dalla seconda volta, la parola è riportata con il solo pinyin senza indicazioni degli accenti per favorire una maggiore fluidità della lettura dei testi.
BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".
Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).
Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).
Oggi studia, pratica e insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.
Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.
Nel 2021 decide di dare vita alla rivista Spiralis Mirabilis, una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.
一口氣。一種武術。一個世界。
Yī kǒuqì. Yīzhǒng wǔshù. Yīgè shìjiè.
龍小五
Un solo respiro. Una sola arte marziale. Un solo mondo.
龍小五

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