Pagina pubblicata in data
14 ottobre 2025
Aggiornata il 15 ottobre 2025
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Nel mondo del 太極拳 tàijí quán sono presenti dei concetti che possono considerarsi dei veri e propri fondamenti della disciplina.
Concetti che ogni artista marziale deve comprendere, interiorizzare e saper utilizzare per rendere la propria pratica "efficace" e "consapevole".
Purtroppo ci sono una serie di "ostacoli" alla comprensione di questi concetti.
Innanzitutto si tratta di concetti nati nella fucina della cultura tradizionale cinese. Concetti espressi, di conseguenza, in lingua cinese. Una lingua che la gran parte delle persone che praticano Taiji Quan in Italia non conosce.
Non conoscenza che riguarda anche la gran parte delle persone che insegnano quest'arte marziale.
È vero che per studiare il Taiji Quan non è necessario iscriversi a un corso di lingua cinese, ma è altrattanto vero che la non conoscenza della lingua e della cultura tradizionale cinese nella quale il Taiji Quan è nato e si è sviluppato ne limita notevolmente la comprensione.
In secondo luogo c’è un altro aspetto molto importante. Per comprendere appieno i fondamenti della pratica è necessario sviluppare una profonda conoscenza del movimento corporeo (biomeccanica) e della fisiologia del corpo umano. In altre parole non è sufficiente muovere il corpo per conoscerlo, ma studiarne con attenzione il funzionamento di ogni sua più piccola parte e del suo insieme.
Lo studio del Taiji Quan non riguarda, infatti, la comprensione di mistici segreti o "arcane" energie. Ma è uno studio che richiede un lungo e lento lavoro di osservazione e presa di coscienza di come il corpo umano può e deve muoversi secondo i principi della biomeccanica.
Lo stesso modo di muoversi descritto con precisione nei testi classici come, ad esempio, il 太極拳論 tàijí quán lùn di 王宗岳 wáng zōngyuè.
Fondamenti così ben delineati che dimostrano come i praticanti delle generazioni passate avessero compreso già molto di ciò che oggi la moderna biomeccanica ci insegna.
Fra questi fondamenti è presente il concetto espresso dai caratteri 開合 kāi hé.
Questi due caratteri sono solitamente tradotti come "apertura-chiusura", una traduzione che però non riesce, a mio avviso, a trasmettere in modo corretto il senso profondo del concetto che questi esprimono nell’ambito del Taiji Quan.
Iniziamo dal comprendere il significato dei singoli caratteri. Il carattere 開 kāi è composto da due parti: il radicale 門 mén che significa "porta" e la parte interna, 开 kāi, che rappresenta un "palmo" o una mano che apre la porta.
Il carattere rappresenta l’azione di aprire una porta, da cui il significato di "aprire", di "iniziare" o di "accendere". Questo carattere si usa anche per indicare l’inizio di un’attività o il guidare un veicolo (開車 kāichē).
Il carattere 合 hé è composto da due elementi: nella parte inferiore è presente il radicale 口 kǒu, che esprime il concetto di "bocca", mentre la parte superiore è composta dal segno 亼 jí, che significa "riunire" o "assemblare".
合 hé nasce come rappresentazione grafica di un contenitore chiuso o coperto, simbolo di unione (il coperchio che chiude il contenitore) e di raccolta (la sua capacità di raccogliere).
Il significato del carattere è, quindi, "far combaciare perfettamente qualcosa" come le due mascelle che chiudono la bocca, due parti progettate per incastrarsi insieme in modo armonioso, come il coperchio di un contenitore e il contenitore stesso. In passato i coperti dei contenitori non ricorrevano al sistema della "filettatura" ma semplicemente al sistema dell'incastro.
Per questo oggi il carattere 合 hé esprime si il concetto di "chiudere" ma nel senso di "unire", "assemblare" o "connettere" in modo armonico e funzionale due elementi, come due parti fisiche che si incastrano. In senso più astratto, di conseguenza, il carattere esprime il concetto di armonia e accordo.
Nella pratica del Taiji Quan Kai He quali concetti esprimono?
開 kāi, aprire, esprime il concetto di aprire le articolazioni. 合 hé di chiuderle.
La definizione che più spesso è utilizzata per descrivere il concetto di "aprire" è quella che indica che muoviamo una particolare "parte" del corpo lontano dal centro del nostro corpo e verso l’esterno. Quando "chiudiamo", invece, chiudiamo le articolazioni, portando la "parte" del corpo che stiamo muovendo verso l’interno, verso il nostro centro.
Questa definizione, per me, rischia di portare la persona che pratica e che è nella fase iniziale del proprio studio ad associare i concetti di Kai e He a un mero gesto esterno: quando allontano un arto dal centro, in particolare un braccio, apro mentre quando lo avvicino chiudo.
Se avviene questa associazione c’è il rischio di trascurare la configurazione delle articolazioni, che è invece il focus dei concetti di Kai e He.
Nel corso del tempo, nel ruolo di praticante, mi sono trovato per lungo tempo a studiare e fare miei questi concetti. Il vero impulso alla loro comprensione è però arrivato quando ho iniziato a insegnare il Taiji Quan.
Nel prepararmi a illustrare il concetto di “apertura-chiusura” mi sono chiesto quanto le parole che avrei usato avrebbero influito nella comprensione di ciò che avrei trasmesso.
Nell'affrontare questa domanda, fortunatamente, la mia esperienza professionale mi è venuta in soccorso.
Il mio ruolo di consulente di marketing e comunicazione mi ha portato nel 2008 a integrare nella mia formazione un percorso di formatore professionista.
Come ho scritto in altri articoli e nel mio libro "Una tamerice in attesa della sua primavera", con il tempo ho frequentato corsi e studiato libri per apprendere le metodologie più corrette per insegnare. Mi sono così specializzato nello studio dell’andragogia, la disciplina e la teoria che studia l’apprendimento e l’educazione degli adulti.
L’andragogia si concentra sui bisogni, le motivazioni e le caratteristiche specifiche degli adulti nell’apprendimento, riconoscendo che questi hanno un bagaglio di esperienze pregresse e una maggiore autonomia rispetto ai bambini.
Gli adulti, a differenza dei bambini, sono considerati partecipanti attivi nel processo formativo, coinvolti nella definizione dei propri bisogni, degli obiettivi e delle modalità dell’apprendimento.
Alcuni dei punti chiave dell’andragogia nei confronti delle persone adulte sono i seguenti:
Autonomia: gli adulti preferiscono gestire e dirigere il proprio apprendimento.
Esperienza: le conoscenze pregresse degli adulti sono una risorsa importante da valorizzare.
Orientamento agli obiettivi: l’apprendimento è motivato da problemi concreti e obiettivi specifici.
Motivazione interna: gli adulti sono spinti da motivazioni personali come l’autorealizzazione.
Applicazione pratica immediata: desiderano applicare subito ciò che imparano nella vita quotidiana o professionale.
Per far comprendere il concetto di Kai ai miei allievi e alle mie allieve ricorro a un manichino di legno. Un classico manichino di quelli che si utilizzano nei corsi d’arte per imparare a disegnare e studiare le proporzioni del corpo umano.
Se immaginiamo le articolazioni del corpo come le cerniere di un manichino in legno, nel momento in cui vogliamo far assumere al manichino una postura specifica, dobbiamo intervenire sulle singole cerniere muovendole.
Nel momento in cui le cerniere del manichino sono in movimento le possiamo considerare "aperte".
Ai miei allievi e alle mie allieve spiego che nel momento in cui muovono le articolazioni del loro corpo per assumere una qualsiasi postura le articolazioni sono nella fase Kai.
Le articolazioni lasciano una "configurazione" e si muovono per assumere una nuova "configurazione".
Per spiegare l’idea che cerco di trasmettere con la parola "configurazione" ricorro a una metafora che ha poco a che vedere con le arti marziali, ma che con il tempo ho sperimentato essere efficace.
Immagina un transformers. Uno di quei robot che a partire dagli anni Ottanta hanno accompagnano diverse generazioni di bambini.
Un transformes come, ad esempio, Bumblebee per trasformarsi da auto in robot deve "aprire" e "riconfigurare" le proprie cerniere per poi "chiuderle".
Quando il manichino di legno assume la postura desiderata (o Bumblebee ha completato la sua trasformazione in robot), le cerniere, le articolazioni, si "chiudono". Assumendo la configurazione desiderata è possibile gestire l'azione dell'avversario e sfruttare la "struttura" del corpo (apparato scheletrico e muscolare) per "scaricare" le forze che si subiscono a terra.
Le cerniere nel momento in cui si chiusono non sono in alcun modo "bloccate". Bumblebee nella configurazione robot o auto può, infatti, muoversi.
Torniamo ora al carattere He. La metafora che utilizzo per illustrarne il significato è accostare il "disegno" del carattere al profilo di una pagoda cinese.
La tecnica principale utilizzata per costruire una pagoda era quella della tenone e mortasa, un sistema di giunzione in legno che consente di unire travi, colonne e altri elementi strutturali con incastri precisi e resistenti, senza bisogno di chiodi o viti.
Questa tecnica, usata da oltre 7.000 anni, garantiva una struttura forte, duratura e flessibile, capace di resistere a terremoti e altre sollecitazioni.
Un esempio emblematico è la 佛宮寺釋迦塔 fú gōngsì shìjiā tǎ (Pagoda di Yingxian), la più antica struttura in legno esistente al mondo. Questa pagoda è stata realizzata interamente in legno di larice senza l’uso di chiodi.
La struttura è inoltre rinforzata da mensole (鬥拱 dòu gǒng) e travi incastrate che formano un sistema elastico e resistente (il Dou Gong è una caratteristica unica dell'architettura in legno cinese poi traferita anche a quella giapponese).
La scelta di questo sistema non solo evitava la corrosione e la fragilità dei metalli, ma permetteva anche una certa elasticità della struttura, fondamentale per la resistenza ai terremoti, poiché il legno e gli incastri consentivano deformazioni temporanee e il ritorno alla forma originale senza danni strutturali.
Quando "chiudiamo" le articolazioni del corpo le stiamo "connettendo" come in un sistema mortasa e tenone.
Possiamo, quindi, tradurre Kai e He come "disconnettere-connettere" o "allentare le cerniere per poi stabilizzare in una nuova posizione".
Questo processo ciclico è praticamente istantaneo, cioè avviene in frazioni di secondo più volte. Nell'esecuzioni di qualsiasi movimento la persona che pratica continua a "disconnettere - aprire" le articolaizoni (le cerniere) per poi allinearle (connetterle) in una nuova configurazione in grado di trasmettere una forza attraveso il corpo e scaricarla a terra.
Tutto questo significa che chi pratica connette le diverse articolazioni e le parti del corpo in una postura che permette al corpo di assomigliare alla struttura di una pagoda in legno.
Il sistema muscolare rimane elastico (non entra in uno stato di contrazione rigida) e combinato con la corretta postura di articolazioni e arti riesce ad "assorbire" e a gestire una forza esterna scaricandola al suolo, nello stesso modo in cui la struttura in legno della pagoda può assorbire e trasmettere al suolo una sollecitazione in modo elastico senza sistemi di fissaggio che la renderebbero rigida, come i muscoli contratti rendono rigido il corpo.
Kai e He fanno parte di quei principi fondamentali che permettono di comprendere come usare nel modo più efficace possibile il corpo in movimento. Kai e He è la comprensione da parte di generazioni di artisti e artiste marziali del concetto di tensegrità.
La tensegrità è un principio strutturale basato sull’equilibrio tra elementi in tensione e elementi in compressione, che permette a una struttura di mantenere la sua forma e stabilità grazie a una distribuzione continua delle forze. La struttura tensegrile è un principio architettonico e biomeccanico in cui una struttura è mantenuta in equilibrio stabile grazie a un bilanciamento fra elementi in tensione continua e elementi in compressione discontinua. In pratica, componenti rigidi (come aste o ossa) non si toccano direttamente tra loro, ma sono tenuti insieme da una rete di elementi in tensione (come cavi, tendini o fasce) che distribuiscono le forze in modo uniforme su tutta la struttura
Il medesimo risultato che una persona ricerca nello studio del Taiji Quan: una "struttura del corpo" elastica, connessa in perfetta armonia in ogni sua parte quando è in movimento (come lo è una struttura tensegrile).
La ricerca di questa condizione permette da un punto di vista della tradizione cinese di far circolare liberamente il 氣 qì nel corpo. Da un punto di vista della biomeccanica di utilizzare nel modo più efficace possibile il movimento del corpo.
Guardando secondo la visione della medicina tradizionale cinese, si può aver affermare che Kai apre il corpo e permette al Qi di fluire, He significa connettere le differenti parti del corpo attraverso le articolazioni (cerniere) per far fluire il Qi verso e attraverso gli arti.
Questa dinamica di apertura e chiusura è fondamentale per mantenere un equilibrio tra l’espansione e il rilasciamento. L’apertura favorisce il rilasciamento muscolare e la liberazione dell’energia, mentre la "chiusura/connessione" assicura la coesione e la trasmissione efficace di questa energia attraverso il corpo.
In sintesi,Kai e He nel Taiji Quan incarna proprio il ciclo di espansione (apertura) e rilasciamento/stabilizzazione (chiusura), essenziali per la pratica fluida e armoniosa di questa arte marziale interna.
Pratica la tua conoscenza.
實踐真知
shíjiàn zhēnzhī
Francesco Russo
NOTE SULLA TRASCRIZIONE FONETICA
Le parole in lingua cinese quando appaiono per la prima volta sono riportate in cinese tradizionale con la traslitterazione fonetica. A partire dalla seconda volta, la parola è riportata con il solo pinyin senza indicazioni degli accenti per favorire una maggiore fluidità della lettura dei testi.
BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".
Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).
Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).
Oggi studia, pratica e insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.
Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.
Nel 2021 decide di dare vita alla rivista Spiralis Mirabilis, una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.
一口氣。一種武術。一個世界。
Yī kǒuqì. Yīzhǒng wǔshù. Yīgè shìjiè.
龍小五
Un solo respiro. Una sola arte marziale. Un solo mondo.
龍小五
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